Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg
Sul vestito lei ha un corpo. Note su Sonia Delaunay

Meris Angioletti, Cercle de lecture autour du roman gothique : Perils of the Night. Pour B

Meris Angioletti, Cercle de lecture autour du roman gothique : Perils of the Night. Pour B., giovedì 20 dicembre/venerdì 21 dicembre 2018 dalle 20:00 alle 06:00, carta da parati, bibliografia, disegni. In collaborazione con Alice Labourg. Disegni di Miyuka Schipfer. Courtesy l’artista, MABA, Nogent-sur-Marne.

Ulla von Brandenburg, La fenêtre s'ouvre comme une orange, 2022

Ulla von Brandenburg, La fenêtre s’ouvre comme une orange, 2022. Diciassette tele dipinte, nastro, corda (dimensioni variabili) e tre film super 16 mm trasferiti in video hd, colori, muto (durate variabili, edizione di 5 + 2 PA). Cortesia dell’artista, della Fondazione di Piacenza e Vigevano e delle gallerie: Art : Concept (Parigi); Meyer Riegger (Berlino/Karlsruhe); Pilar Corrias Gallery (Londra) e Produzentengalerie Hamburg (Amburgo). Concettualizzazione scenografica da Julia Mossé.

DATA:

24 novembre 2022
18 giugno 2023

INFO:

Venerdì-Domenica:
10.30-19.30
Su prenotazione per
scuole e gruppi
Ingresso gratuito

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Una mostra come un vestito da indossare. Una riflessione su colore e suono dove il colore diventa numero e i suoi rapporti creano ritmi. Una mostra come laboratorio di una creatività totale nella quale convivono pittura, scultura, poesia, musica, cinema e perfomance che simultaneamente vestono e rivestono i nostri corpi in movimento. Prorogata al 18 giugno 2023, dal 20 maggio l’esposizione si arricchisce di un nuovo prestito, con l’arazzo Syncopé realizzato dalla Delaunay nel 1975.

A cura di Paola Nicolin.

Dal 24 novembre 2022 XNL Piacenza, il Centro di arte contemporanea, cinema, teatro e musica della Fondazione di Piacenza e Vigevano apre al pubblico Sul vestito lei ha un corpo. Note su Sonia Delaunay, il progetto espositivo di Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg invitate a riflettere liberamente sulla figura dell’artista russo-francese Sonia Delaunay, nata a Odessa (Ucraina) nel 1885 e morta a Parigi nel 1979.

Artista capace di applicare il progetto di rifondazione futurista del mondo, Sonia Delaunay ha coltivato una peculiare attitudine verso lo sconfinamento della pittura astratta oltre la cornice del quadro lavorando sulla dinamica dei colori e la loro interazione per costruire un personalissimo vocabolario espressivo spesso identificato con il concetto di simultaneità. Insieme al marito Robert, l’artista ha instancabilmente indagato la natura percettiva del colore, la natura pura della pittura, senza altro fondamento che il colore ed estende questa posizione pittorica entro una dimensione che simultaneamente ingaggia diverse discipline – dalla pittura al design, dalla moda alla poesia, dal cinema alla scultura alla editoria…– entro un’unica resa estetica dei molteplici aspetti della vita.

Nel 1913 Sonia fa di un abito il suo manifesto poiché affida alla presentazione del suo primo “vestito simultaneo”, costruito attraverso una combinazione di colori e forme, il messaggio di una modernità anti-moderna, androgina, né maschile né femminile, dinamica e fluida, che vive il corpo come laboratorio di ricerca estetica e sociale. Del vasto network di poeti e letterati che circonda la coppia che vive e lavora a Parigi sarà l’amico poeta Blaise Cendras (1887-1961) a dedicare una poesia al vestito, Sur la robe elle a un corps, dal quale il titolo di questa mostra prende ispirazione.

Il progetto muove dall’invito rivolto a due artiste contemporanee – Meris Angioletti (Bergamo, 1977, vive e lavora a Parigi) e Ulla von Brandenburg (Karlsruhe 1974, vive e lavora a Parigi) – a riflettere sulla figura di Sonia Delaunay e in modo particolare sull’avventura dell’Atelier Simultané, attivo dal 1923 al 1934, un’estensione della casa-studio a Parigi in Boulevard Malesherbes dove Sonia Delaunay viveva col marito Robert.

L’Atelier fu un luogo di attrazione dell’ampia rete di relazioni intessute negli anni dalla coppia con poeti, musicisti, artisti tra i più significativi della loro generazione, uno spazio di creazione e attività molteplici, in cui l’artista aveva messo a punto quella natura unitaria e simultanea delle arti cercata attraverso un’analisi sistematica dei rapporti tra colore e forma.

Angioletti e von Brandenburg sono invitate a riflettere su questo episodio storico ancora oggi di grande attualità come esempio di ricerca sulla natura identitaria del tessuto, sulle diverse traduzioni della pittura pura in immagine in movimento, in voce e spazio e sull’idea stessa di arte come campo aperto in cui il corpo agisce e agendo conosce. La proposta di dialogo attorno a Sonia Delaunay è dunque una domanda aperta a grandi interpreti contemporanee sul nostro tempo, sull’idea di simultaneità come rapporto uomo-società-spazio, come velocità di marcia del nostro stare al mondo, come condizione di chi sconfina, cambia, muta, si trasforma perennemente.

Sul vestito lei ha un corpo, il titolo scelto per la mostra, desidera dunque l’attenzione sui temi del progetto: il tessuto e il corpo, la poesia e la voce, la parola e il gesto, il tempo e lo spazio.

Entrambe le artiste, nella rispettiva diversità dei loro linguaggi espressivi, operano d’altra parte da anni al confine tra le discipline, interrogandosi sulle relazioni tra il tessuto, la poesia, la danza, il cinema, il teatro, il suono come strumenti di indagine sociale e psicologica, orchestrando rituali, letteratura, cultura popolare, teatro e poesia in installazioni esistenziali pensate soprattutto come set di ipotesi possibili.

Artista e ricercatrice, Meris Angioletti concentra la sua pratica sulla relazione tra linguaggio e corpo. Poesia, letteratura, psicologia, trattati di fisica e matematica così come tarocchi e rituali sono alla base di una ricerca sul visibile e invisibile, sul frammento e l’intero, tra consapevolezza e inconsapevolezza delle cose. Questi riferimenti sono al centro di un’arte che prende la forma di installazioni e tracce sonore, performance, reading notturni, coreografie, proiezioni di luce, colore e immagini. La voce è materia prima privilegiata dall’artista mentre l’opera si crea attraverso diverse fasi di traduzione.

Il lavoro di Ulla von Brandenburg è invece un esempio peculiare di ricerca sulle relazioni tra il tessuto e il corpo. Quest’ultimo è vissuto come un materiale che crea spazio, che trasforma lo spazio e che induce a comportamenti “altri” e che spesso, nelle sue opere, accoglie come un sipario proiezioni cinematografiche legate a performance e messe in scena dirette dall’artista stessa. Film, teatro, performance, letteratura così come personaggi della storia sono elementi di un discorso complesso che l’artista tedesca ha negli anni abilmente tradotto in scenari tridimensionali di colore e forme.

Angioletti e von Brandenburg sono protagoniste della galleria centrale, dove costruiscono insieme un’opera-mostra composta da una installazione in tessuto e da una serie di nuovi film (von Brandenburg) e un ampio progetto sonoro (Angioletti).

La galleria è preceduta da uno spazio allestito come una camera del tempo dove è presentata una selezione di gouache di Sonia Delaunay provenienti dalla Galleria Gió Marconi di Milano e da una serie di materiali legati alla poetica dell’artista.

Con la mostra Sul vestito lei ha un corpo. Note su Sonia Delaunay l’istituzione inaugura una serie di incursioni dedicate al dialogo tra arte moderna e contemporanea, tese all’obiettivo di rileggere capitoli della storia delle arti con un’ottica multimediale e non lineare votata allo sconfinamento dei linguaggi e delle cronologie, con una particolare attenzione a protagoniste e protagonisti di una modernità irregolare, che ha saputo intercettare in anticipo sui tempi sensibilità e attitudini del futuro.

La mostra sarà accompagnata nel corso del tempo da un programma di atelier d’artista concepiti da Meris Angioletti, che ancora una volta confermano la volontà dell’istituzione di riflettere sul concetto di museo-atelier, concepito come luogo di intreccio dei saperi, di laboratori produttivi e di costruzione di una relazione con il territorio e le sue infrastrutture culturali basata sulla esperienza delle pratiche artistiche.

Meris Angioletti è nata a Bergamo nel 1977.

Artista e ricercatrice presso la scuola dottorale APESA, Institut ACTE, Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Radicando le sue ricerche alla storia dell’arte e del cinema, in particolare alle prime forme di astrazione, ma anche alle scienze cognitive, la psicologia e l’esoterismo, le sue opere interrogano i meccanismi della percezione, della memoria, del corpo e dell’emissione vocale.

Tra le mostre recenti: Anozero – Biennal de Coimbra. Meia Noite, Coimbra, 22e Prix – Bonaventure (Trafiquer les mondes), Fondation Ricard, Paris ; Danse et Rituel, CND, Pantin, La vérité n’est pas la vérité, MABA, Nogent-sur-Marne, Couteau sans lame et dépourvu de manche et Le jour des esprits est notre nuit, CRAC Alsace, Altkirch, Le Grand Jeu (solo) FRAC Champagne-Ardenne, Reims, Un nouveau festival, Centre Pompidou, Parigi, A iminência das poéticas – 30 Biennale di San Paolo, IllumiNations – 54 Biennale di Venezia.

Nel 2005 è stata artist-in-residence presso il Centre de Recolléts – Dena Foundation a Parigi. Nel 2006 ha lavorato a Maastricht per un progetto di scambio MapXXL-Pèpinières Européennes pour jeunes artistes. È stata residente presso Le Pavillon-Laboratoire de crèation du Palais de Tokyo, Parigi per l’edizione 2007/2008 e finalista di The Spirit in any conditions does not burn – 7. Premio Furla nel 2009.

Nel 2010 la residenza presso ISCP-NY per la borsa Premio New del Ministero degli Esteri.
Nel 2013 è in residenza presso il Centre D’Art Contemporain Parc Saint Leger a Pougues-les-Eaux nel contesto delle “Résidences Sécondaire”. Nel 2014 ha uno studio presso la Fondation des Galeries Lafayette per “Lafayette Anticipation e nel 2015 è in residenza presso il CNAC- Centre National des Arts du Cirque, Châlons-en-Champagne (FR).

Ulla von Brandenburg è un’artista tedesca nata nel 1974 a Karlsruhe e residente a Parigi dal 2005. Dopo una formazione come scenografa a Karlsruhe e un breve periodo trascorso nel mondo del teatro, ha studiato alla Hochschule für Bildende Künste di Amburgo. Il suo lavoro è caratterizzato dall’utilizzo di una diversità di strumenti e media (installazioni, film, acquerelli, murales, collage, performance…) che dialogano l’uno con l’altro e che lei allestisce in relazione ai diversi contesti espositivi. Padroneggiando perfettamente i codici della scenografia, nutriti da letteratura, storia dell’arte e dell’architettura, ma anche psicoanalisi, spiritismo e magia, von Brandenburg trae spunto tanto dai rituali esoterici e dalle cerimonie popolari, quanto dai meccanismi e dai codici del teatro, per esplorare la costruzione delle nostre strutture sociali. Maschere, costumi, scenografie e oggetti di scena provenienti da diverse tradizioni popolari permettono all’artista di trasgredire simbolicamente norme e gerarchie, mescolando sottilmente realtà e apparenza in presentazioni teatrali.

Il suo lavoro, riconosciuto a livello internazionale, è apparso in numerose mostre personali, recentemente al Palais de Tokyo di Parigi (2020-2021), al MRAC di Sérignan (2019), alla Whitechapel Gallery di Londra (2018), al Musée Jenisch Vevey in Svizzera (2018), al Kunstmuseum di Bonn (2018), al Perez Art Museum di Miami (2016) o al Contemporary Art Museum di Saint Louis (2016). Le sue opere sono presenti in collezioni prestigiose come la Tate Modern di Londra, il MAMCO di Ginevra, il Centre Pompidou di Parigi o il Mudam di Lussemburgo. Il suo lavoro è rappresentato dalla galleria Art : Concept di Parigi, dalla galleria Pilar Corrias di Londra, dalla Produzentengalerie di Amburgo e dalla galleria Meyer Riegger di Karlsruhe e Berlino.